Siamo condannati ad amarci. Oppure a farci solo danno tutto il tempo, l'un l'altro, come imbecilli.

mercoledì 5 giugno 2013

Nati marci

Saranno marci, disse qualcuno parafrasando una nota serie televisiva. Ma alcuni nascono già famosi, e certi forse marci ci sono già nati. 
Gente che a 19 anni già dichiara:
«Dichiaro di volermi arruolare nell'Esercito di Silvio per difendere il presidente Berlusconi e combattere al suo fianco la Guerra dei Vent'anni…».
«Via la scorta per Roberto Saviano! ci sarebbero una decina di uomini in più a garantire la sicurezza dei cittadini e a lottare contro mafie e droghe».
«Sono da sempre (dall'asilo) impegnato per la causa della liberazione di Cuba dal castrismo-comunista».
«Ho sostenuto alle recenti elezioni presidenziali russe Vladimir Putin direttamente, anche attraverso convegni ai quali ho partecipato all'estero e in Italia, e smentisco ogni tipo di broglio». 
«Ho avuto definitivamente la conferma che i tedeschi germanici sono un popolo barbaro ed inferiore... a Roma direbbero: pidocchi rifatti. Ciò che hanno, lo hanno imparato da noi e il resto lo hanno copiato male. Gran poca cultura e civiltà, scarsa accoglienza. È la quinta volta che vado in Germania, credo ormai di poterlo dire».
«Ho appena rilasciato un'intervista ad Al Jazeera e adesso sento il bisogno di rilassarmi col mio cagnolino».

E' il sig. Berto Bertoldi. Nome d'arte? no, lui Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno nemmeno l'ha mai letto. Brillante promessa dell'agone politico (e relativo magone), il sig. Berto Bertoldi è impegnato a leggere «Da Keynes in avanti…»: come dice la talent scout e sua méntora, «on. Ss. Biancofiore».

martedì 4 giugno 2013

Come Berlusconi e Ghedini, anche le Iene contro i giudici: direttore, confermi? direttore: rispondi

L'avevo appena bisbigliato, su questo stesso blog - come sempre inudibile da chicchessia, ma l'avevo comunque ronzacchiato, proprio un attimo fa, questo concetto di cui resto fermamente convinta: gli autori di calunnie gravissime contro i giudici andrebbero denunciati.
E.. che c'entra questa foto? lo vediamo dopo.
Stavo dicendo.. ah si: che le continue calunnie contro la magistratura non dovrebbero essere tollerate come acqua fresca. Specialmente in un paese in cui si pretende che qualcuno, in quanto "votato" dai cittadini, possa impunemente rendersi colpevole di tutto quello che gli pare: sul modello di Putin e di tutti i dittatorelli del mondo. I quali, si sa, sogliono sempre più camuffarsi da "democraticamente eletti". E da chi? dal ppo-po-lo (per la pronuncia corretta la patata in bocca è d'obbligo), no? cioè da quei cittadini rimbambiti dall'ossessione mediatica ininterrotta e ineludibile diramata da enne-tv, quotidiani, rivistacce di gossip, siti e social network. L'intero esercito di strombazzatori di balle che è sempre nelle disponibilità dei dittatorelli, che insegue "il cittadino" sul suo terreno, a tutti i livelli e negli anfratti di tutti gli strati sociali e culturali: dagli schermi di tv e computer, su mille canali e a tutte le ore; dai bar del mattino agli uffici dei commercialisti, dalle sale d'aspetto dei dentisti a quelle del chirurgo plastico, dai sedili dei treni a quelli del cesso, dai club di golf ai parrucchieri, callisti e manicure, depilatori e massaggiatori (tutti ingolfati dalla sotto-dis-informazione che vi prolifera come le colonie di acari sotto ai tappeti). Eccetera.
Ma torniamo a noi. Qualcosa fa pensare che i canali di chi più calunnia la magistratura (appunto) siano stati invitati a impegnarsi un po' di più: si direbbe che qualcuno si sia spremuto le meningi, e con un certo successo. Tipo... per esempio:
X. ma... quei fanigottoni delle Iene... che cavolo fanno? 
Y. bè, dottore.. sono un "programma di denuncia".. certo non possono cantare il coro con Ghedini! 
X. ma quanta ingenuità! ma vi devo insegnare tutto io..?? la magistratura si può screditare da tanti lati... o no? 
Y. bè, certo.. bisognerebbe trovare qualche caso eclatante.. strappalacrime.. un novello tortora.. o qualcosa di scabroso, che appassioni il popolaccio..
X. ecco: fuochino. Dai che ti dò un aiutino: per esempio prendendo anche 2 piccioni con una fava!
Y. mmmhh.. sarebbe..?
X. sarebbe: un calcio in faccia alla magistratura, e 2 a quelle stronze delle femministe. Che a noi garantisti a cui piace la gnocca sono sempre state sulle palle. 
Ogni relazione fra questo divertissement e la lettera che segue è puramente casuale. Sono certa, certissima, che la prima a sottoscriverla sarebbe stata Franca Rame. In sua mancanza sottoscrivo io, e  mi associo a tutte quelle, e quelli, che l'hanno già sottoscritta:

Al Direttore di rete Italia Uno, 
Egr. Luca Tiraboschi lucatiraboschi@mediaset.it
E, per conoscenza: 
Uff. Stampa progammazione di Italia Uno, 
Gent.ma Tiziana Mazzola ufficiostampa@mediaset.it
Redazione di Le Iene redazioneiene@mediaset.it
SLC - Sindacato dei Lavoratori della Comunicazione, 
Segretario Francesco Aufieri segreteria.nazionale@slc.cgil.it
Egregio Direttore Tiraboschi,
ultimamente un notissimo programma di intrattenimento e informazione di Italia Uno, Le Iene, reso molto popolare da servizi di denuncia che portano alla luce episodi di ingiustizie, truffe e corruzione, si è reso (inaspettatamente) portatore di contenuti fuorvianti e pericolosi riguardo alla percezione del tragico fenomeno della violenza di genere. 
Al punto di raccogliere l’idea, sostenuta da alcuni, che le denunce presentate dalle donne contro violenze sessuali e domestiche, o atti di pedofilia, sarebbe in gran parte “falsa”, addirittura indotta da un presunto malcostume femminile di denunciare “falsi abusi” al puro scopo di fare dispetti a persone di sesso maschile o di ricattare i rispettivi compagni.

Un’idea rivoltante, che nessun riscontro ha nella realtà, e che comporta il gravissimo pericolo di alzare ulteriormente il tasso di misoginia in un paese che vanta già un tristissimo primato nel continuo susseguirsi di femminicidi.

Un’idea che fa capolino anche in un servizio dall’eloquente titolo “Stupro o sesso?” presentato nella puntata del 2 giugno, in cui si mette in dubbio una sentenza di colpevolezza per stupro aggravato, senza alcun elemento serio. Dunque sulla base di cosa? Del parere dei due condannati.
Un servizio che ci ha profondamente indignato. I due uomini, condannati a 5 anni per stupro di gruppo e lesioni personali aggravate, hanno potuto dichiarare, davanti a milioni di persone, che la sentenza è persecutoria in quanto basata praticamente sul nulla: loro sono innocenti, in quanto adescati da una donna che ha richiesto di far sesso con loro. Cioè il quadro è esattamente lo stesso fornito eternamente dagli accusati, in tutti i processi per stupro che si rispettino: le vere vittime sono loro, mentre il colpevole è chi denuncia lo stupro. Una donna colpevole di calunnia e di avere ingiustamente devastato la loro vita di bravi ragazzi e lavoratori.
In nessun conto sono tenute le lesioni riscontrate dalla vittima al pronto soccorsoabrasioni agli arti, ecchimosi diffuse in tutto il corpo e sul volto. Secondo l’autorevole parere degli intervistati la ragazza se li è procurati nella passione di un atto consenziente: girandosi più volte nell'erba, e poi stava carponi sul terreno, è normale che avesse dei graffietti sulle ginocchia.
E perché la ragazza avrebbe deciso di affrontare un processo per stupro?
perché il giorno dopo si sarà pentita: di cosa? della sua intraprendenza sessuale, e avrà voluto dimostrare che non era colpa sua, andando così a denunciare i due sconosciuti al solo scopo di danneggiarli.
E cosa avrebbe giustificato un servizio che, oltre a colpevolizzare una vittima, infanga il lungo e paziente lavoro degli inquirenti? inesistenti risvolti oscuri.
In conclusione, il conduttore commenta la vicenda adombrando che questa sentenza non convince, e conclude dicendo: non esprimiamo giudizi, ma aspettiamo l'esito del processo di appello.
Si, anche noi. Con fiducia verso la magistratura, che non pensiamo metta in atto strategie persecutorie verso il genere maschile.

Ultimo, e non meno importante: i processi si devono fare solo nelle aule di giustizia, dove sono valutati gli elementi reali per farli. Non in tv, per giunta dando la parola ai soli accusati. Ferme tutte le garanzie costituzionali a difesa degli imputati e delle vittime, la giustizia "fai da te" suggerita in questo servizio delle Iene è inaccettabile nella tesi adombrata, e anche nel metodo, gravemente scorretto.

Pensiamo che il programma e i responsabili di rete si debbano scusare, e sconfessare senza reticenze simili contenuti e la filosofia che vi è sottesa. Noi, invitando a una maggiore vigilanza nella qualità dei messaggi, e negli esiti che possono avere, chiediamo le scuse formali.
3 giugno 2013