Siamo condannati ad amarci. Oppure a farci solo danno tutto il tempo, l'un l'altro, come imbecilli.

domenica 7 marzo 2010

1. Ah-HA!!! il blog è ripulito. 2. ambasciator non porta pena: care pirla e cari pirla. 3. Caro Presidente della Repubblica

Mi dispiace... miss Partitodellamore si era ripromessa di essere sempre pacata .. ma questa volta mi sento di rilanciare nel mio minuscolo campetto.. un intervento un filino incazzato, che fa il verso al Presidente della Repubblica: perché in effetti quel che questa "lettera" gli fa dire, a molti sembra l'unica spiegazione che il nostro Presidente potrebbe dare sul suo comportamento. Ora.. miriadi di blog hanno scritto lettere aperte al nostro Presidente.. io rilancio questa perché.. un pochino, per la prima volta.. insomma... in effetti, mi sono chiesta: ma sarà che il nostro Presidente ha anche lui qualche sua ragione per essere sempre così "prudente"?... E poi... ma penserà davvero le cose che "dice" in questa lettera? Mah. Bah. Boh. Scusi, eh, Presidente... Pro-domo mea Le ricordo che ambasciator non porta pena (anche nei casi in cui non può evitare di essere d'accordo).
"Care pirla e cari pirla che avete consumato diottrie a studiarvi le norme elettorali fino all’ultimo codicillo in corpo 2, avete consumato scarpe andando in giro a raccogliere firme regolari, vi siete congelati stazionando per ore ai banchetti per convincere i passanti a sottoscrivere le liste, avete rinunciato al tempo libero per inseguire gli autenticatori in capo al mondo e vi siete svegliati alle tre del mattino per presentarvi per tempo agli uffici elettorali, questo discorso a reti unificate è dedicato a voi imbecilli ancora convinti di vivere in uno Stato di diritto, in una democrazia fondata su elezioni regolari, cioè conformi alle leggi vigenti. Spiacente di informarvi, casomai non ve ne foste ancora accorti, che viviamo in un regime fondato sulla legge del più ricco e del più forte, di chi grida e minaccia di più. Una legge che varia a seconda delle esigenze del più prepotente. Se, puta caso, costui viola la legge, non ha sbagliato lui: è sbagliata la legge, che viene cambiata su due piedi. Se poi, puta caso, la Costituzione non lo consente, non è sbagliata la nuova legge: è sbagliata la Costituzione. (...) Del resto chi sono io per respingere una legge con messaggio motivato alle Camere come previsto dall’articolo 74 della Costituzione? Mica sono il garante della Costituzione. L’ho già detto per lo scudo fiscale: se non firmo, quelli mi rimandano indietro la stessa legge e poi devo firmarla comunque. (..) Conosco l’obiezione: non c’è elezione senza qualche lista esclusa per ritardi o irregolarità. In Molise nel 2000 aveva vinto la sinistra con Giovanni Di Stasi, poi la destra di Michele Iorio fece ricorso contro alcune liste irregolari, Tar e Consiglio di Stato lo accolsero, si rifecero le elezioni e vinse Iorio che ancora governa. E il governo D’Alema non ci pensò neppure di fare un decreto per legalizzare le illegalità: peggio per lui, poi dicono che è intelligente. Del resto al Quirinale c’era ancora Ciampi, mica io. Due anni fa invece c’ero già io, quando alle Provinciali in Trentino venne esclusa, dopo i ricorsi di Lega e Pdl, la lista Udc alleata della sinistra. Nemmeno allora l’Unione pensò di salvare l’alleato con un decreto interpretativo: peggio per loro (..) la prossima volta, anziché prendere sul serio la legge e rischiare l’assideramento per raccogliere le firme e presentarle in tempo utile, fate come me: statevene a casetta vostra davanti al caminetto, con la vestaglia di lana e le babbucce di velluto. Poi fate come i bananieri: all’ultima ora dell’ultimo giorno vi presentate in Corte d’Appello con le firme tarocche di Romolo Augustolo, George Clooney, Giovanni Rana e soprattutto Gambadilegno, magari vi fate pure un panino e una pennica per non arrivare proprio in orario, poi minacciate la marcia su Roma, portate in piazza una dozzina di esaltati, mi urlate “buh” sotto le finestre del Quirinale, mi fate sparare dai vostri giornali e io vi firmo la qualsiasi.
(..) Il vostro presidente della Repubblica. Vostro... si fa per dire". Da "il Fatto Quotidiano", 7 marzo 2010

Nello stesso giorno, la CEI esprime idee più rigorose del Presidente: "Cambiare le regole del gioco mentre il gioco è in corso è un atto altamente scorretto", dice alla Radio Vaticana mons. Mogavero (resp. Conferenza Episcopale italiana per gli affari giuridici), "la democrazia è una realtà fragile che ha bisogno di essere sostenuta e accompagnata da norme, da regole, altrimenti non riusciamo più a orientarci (..). Se invece dovesse essere diretta dall'arbitrio di qualcuno o improvvisata ogni giorno mancherebbe la certezza del diritto, dei rapporti e delle prospettive (..) Non credo che in democrazia si possa fare una distinzione fra ciò che sono le regole e quello che è il bene sostanziale. (...) Le regole sono a garanzia e a tutela di tutti. A questo punto si legittima ogni intervento arbitrario con la motivazione che ragioni più o meno intrinseche o pertinenti mettono un gioco un valore, il valore della partecipazione oggi, e domani un altro valore"... e cita poi "un atteggiamento arrogante della maggioranza".
Parole di Veritas. Peccato per la contro-specifica di Mons. Pompili (portavoce Conferenza Episcopale): "Le questioni di procedura elettorale hanno natura squisitamente tecnico-giuridica; considerata questa connotazione la Cei non ha espresso e non ritiene di dover esprimere valutazioni al riguardo". Peccato... Ha pur sempre perso un'occasione per non fare il sepolcro imbiancato.

2 commenti:

  1. Grande Travaglio, uno dei pochi che ha il coraggio di dire le cose come stanno. Uno che viene attaccato da tutti ma merita stima e solidarietà perchè è un vero giornalista

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  2. e poi Gioia si faceva una domanda e marzullianamente si dava una risposta da sola... ma sarà che invece Napolitano sa quel che fa più di quello che noi ci rendiamo conto?
    e che forse siamo troppo come bambini che pestano i piedi, e fra poco ci frana tutto addosso..
    ?

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